La consegna del Premio Rozzi. Da sinistra: Anna Maria Rozzi, Lino Manni (insieme a Bruno Ferretti nel 1978 realizzò il volume “L’Ascoli dei Records”), Bruno Ferretti, Adelio Moro, Donatella Moro, Anna Rita Giulioni, Luciano Cordivani (coperto) e Fabrizio Rozzi
di Andrea Ferretti
Un tuffo nel passato. Un tuffo al cuore per i tifosi del Picchio, ma soprattutto per chi ha avuto la fortuna di vivere quel periodo storico del Picchio non solo attraverso i ricordi di genitori e nonni. Tutto questo, e anche di più, oggi a Palazzo dei Capitani di Ascoli, in una sala della Ragione degna cornice dell’edizione 2018 del “Premio Costantino Rozzi”. E’ stato assegnato, non era una sorpresa, a Adelio Moro, uno dei calciatori bianconeri più forti di tutti i tempi. Due “chicche” bastano e avanzano: fu capitano dell’Ascoli dei Records che trionfò in B nel 1978 e poi quello dell’Ascoli del 4° posto in A nel 1980.
Due traguardi che appaiono davvero impossibili da eguagliare. Adelio Moro, che dopo tantissimi anni era tornato ad Ascoli un mese fa per i festeggiamenti del 120° dell’Ascoli Calcio condividendo il palcoscenico con altri big, stavolta ha avuto i riflettori tutti per lui. E’ arrivato ad Ascoli, città nella quale visse cinque anni tra il 1976 e il 1981, accompagnato dalla moglie Donatella e dal fratello minore Danio. Ad accoglierlo e a fare gli onori di casa gli organizzatori del Premio, ovvero l’Associazione culturale AscolTiAmo e il nostro Bruno Ferretti, giornalista ascolano che da oltre mezzo secolo racconta tutti i giorni le vicissitudini bianconere. Presenti anche due dei quattro figli di Costantino Rozzi, Fabrizio e Anna Maria, che hanno ricordato la messa in occasione del 24° anniversario della morte del loro papà che sarà celebrata martedì prossimo 18 dicembre alle ore 18 nella chiesa di San Luca a Villa Pigna di Folignano.
Sala della Ragione affollata da tifosi di ieri (soprattutto) ma anche di oggi. Tutti potranno dire di essere stati presenti all’evento dedicato a una doppia leggenda bianconera: Rozzi e Moro. Tra gli ex del Picchio sono spuntati Orlando Nardi, Domenico Oddi, Giuliano Castoldi (bergamasco ed ex atalantino come Moro, ma soprattutto ex colonne bianconere) e Walter Gibellieri che giovanissimo balzava alla ribalta proprio nell’epopea di Moro. C’era anche Leo Armillei, segretario tuttofare nel periodo dei 26 anni di presidenza Rozzi.
Per l’Associazione AscolTiAmo non mancava nessuno: dall’assessore Gianni Silvestri, al presidente Massimo De Luca, al vice Paolo Anastasio, Anna Rita Giulioni (ha donato un mazzo di fiori alla signora Moro), la consigliera comunale Laura Triontini, Vincenza Presciutti, Patrizia Pierantozzi. I saluti della città li ha portati invece il sindaco Guido Castelli. Diversi anche gli assessori e i consiglieri comunali presenti nella sala della Ragione. A rappresentare l’Ascoli Calcio il presidente Giuliano Tosti e l’azionista Gianluca Ciccoianni. Il Premio si è aperto con il video confezionato da Roberto Crippa: foto e immagini (anche inedite) di Costantino Rozzi, che hanno scatenato la commozione ma anche le risate per le battute del Presidentissimo ormai diventate leggenda. Dopo i saluti di Gianni Silvestri, il conduttore del Premio, Bruno Ferretti, ha sintetizzato la figura di Adelio Moro e spiegato i motivi che hanno spinto gli organizzatori ad assegnargli l’ambìto riconoscimento, andato prima di lui al presidente della Figc Carlo Tavecchio e all’ex allenatore dell’Ascoli Mimmo Renna.
«Non provavo un’emozione così non ricordo nemmeno da quando tempo – le prime parole di Moro – Rozzi è stato il più grande presidente cho ho avuto, mi è stato sempre vicino fin dal primo giorno, e anche prima quando all’ultimo giorno di mercato mi telefonò per convincermi a venire ad Ascoli. In precedenza avevo parlato al telefono con Armillei, Panichi, Regoli, Gaspari e Moricone. Mia moglie era incinta al quarto mese del nostro primo figlio Alessandro. Non volevo allontanarmi da casa, infatti avevo giocato nell’Atalanta, nell’Inter e nel Verona. Finita la telefonata con Rozzi – ricorda – mi ritrovai invece su un treno e arrivai ad Ascoli che era la vigilia del derby con la Samb, una storia di cui io non sapevo nulla. Giocai e segnai, ma quella non fu una grandissima stagione. A fine campionato chiesi di andare via, ma Rozzi venne da me e mi consegnò la fascia da capitano e mi disse: io te la dò, e solo io potrò togliertela. Lui, mi disse, aveva due sogni. Il primo portare l’Ascoli dalla C alla A, e c’era riuscito. Il secondo tornare in A e restarci a lungo per giocarsela alla pari con le grandi. Mi disse che voleva ottenere quel traguardo insieme a me e ci riuscimmo: il 4° posto, enormi gioie come le vittorie con la Lazio a Roma, con la Juventus a Torino, con l’Inter a Milano».
L’intervento di Giuliano Castoldi
Dall’Ascoli di ieri a quello di oggi il passo è breve. E Adelio Moro, rivolgendosi a Giuliano Tosti, ha detto parole che hanno scatenato l’ennesimo applauso dei presenti: «Presidente, le basi le avete messe, le intenzioni sono quelle giuste, ora ci vuole pazienza e soprattutto non perdere fiducia. Ho visto una squadra ben amalgamata, il campionato è difficile ma l’Ascoli non ha nulla meno delle squadre che lo precedono in classifica. Poi ha un pubblico che in B non si vede da nessuna parte». In chiusura, circondato dall’affetto dei tifosi, Moro ha ricevuto il Premio Rozzi, un’opera d’arte in ceramica realizzata dall’artista ascolano Luciano Cordivani. Sono raffigurati lui, Rozzi, uno scorcio di Ascoli e uno di Bergamo, la città di Adelio.
Fabrizio e Anna Maria Rozzi (figli di Costantino) e Adelio Moro
Due leggende a Palazzo dei Capitani: il “Premio Costantino Rozzi 2018” verrà assegnato a Adelio Moro
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