Una storia lunga decenni, quella dei reperti rinvenuti nella necropoli longobarda di Castel Trosino. Non solo, evidentemente, per la connotazione storica, ma anche per la questione legata alla permanenza romana degli stessi reperti, “confinati” da tempo al Museo Nazionale dell’Alto Medioevo di Roma. Sulla questione finora irrisolta, per cui in tanti si sono battuti, interviene l’onorevole Rachele Silvestri del Movimento 5 Stelle.
«Ho presentato un’interrogazione indirizzata al Ministro per i Beni e le Attività Culturali -spiega la deputata ascolana- in cui chiedo di riportare nel Piceno i reperti venuti alla luce nell’aprile del 1893. Ho chiesto al ministro quali siano le ragioni che giustifichino la permanenza di questi reperti nella Capitale, se sia possibile restituirli al territorio e se possano le istituzioni sovraordinate farsi carico almeno dei costi di allestimento».
«In questi reperti c’è la storia e la cultura Picena. -continua- Quel tesoro appartiene al luogo d’origine, fa parte della sua identità e può contribuire a divenire volano di uno sviluppo culturale e turistico e quindi economico di un territorio fortemente colpito dagli eventi sismici e che sta vivendo, oltre ad una crisi economica, anche un significativo spopolamento, soprattutto nelle frazioni e nei comuni collinari e montani».
Vale la pena di ricordare che il patrimonio rappresenta un complesso archeologico di notevole importanza storica ed artistica, poiché è una delle più importanti necropoli longobarde scoperte in Italia. Un patrimonio di circa trecento tombe che purtroppo però, appena rinvenuto, fu immediatamente portato a Roma per essere messo a disposizione di esperti e studiosi. Nel 1967, i corredi di Castel Trosino entrarono a far parte della collezione del neocostituito Museo dell’Alto Medioevo.
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