di Gianluca Ginella
«La Procura parla di sudditanza psicologica dei funzionari e in questo modo esclude la responsabilità dei politici su Rigopiano. Per noi non è possibile che si dica che un politico una volta eletto non abbia un ruolo decisionale, ci sono state delle omissioni anche da parte loro. Sulla questione degli elicotteri, dovevano chiamarli prima della valanga quando già c’era una situazione critica e va indagato su chi doveva contattarli e non l’ha fatto». Così l’avvocato Alessandro Casoni, che assiste la famiglia di Emanuele Bonifazi, il cameriere 31enne di Pioraco (Macerata), morto nell’hotel di Rigopiano.
Nella strage morirono anche Marco Vagnarelli e Paola Tomassini di Castignano. Il legale ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione per una quindicina di indagati, tra cui i tre ex presidenti di Regione, Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco, e Gianni Chiodi, e per Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca, assessori che si sono succeduti alla Protezione Civile, Enrico Paolini, ex vice presidente della Regione Abruzzo. La Procura ha invece inviato 25 avvisi di garanzia (24 a persone e uno ad un’azienda) contestando, a vario titolo reati di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio, abuso in atti d’ufficio.
«Sono tutti reati di omissione. E anche la politica, secondo noi ha commesso omissioni» dice l’avvocato Casoni. Il legale nella richiesta di opposizione all’archiviazione premette l’apprezzamento «per l’enorme lavoro svolto dalla Procura di Pescara che ha prodotto 46.000 pagine di documenti», ma nell’opposizione all’archiviazione che dovrebbe essere arrivata al Tribunale di Pescara tra ieri e oggi, sottolinea in particolare due aspetti che non condivide con le conclusioni degli inquirenti che hanno indagato per individuare possibili responsabilità nella tragedia di Rigopiano quando il 18 gennaio del 2017 sono morte 29 persone nel crollo dell’albergo, travolto da una slavina. «Innanzitutto non condividiamo quando la Procura parla di sudditanza psicologica dei funzionari che per questo avrebbero avuto la responsabilità di non stimolare i politici e che avrebbe avuto, ad esempio, la conseguenza della mancata realizzazione della carta localizzazione delle valanghe – dice l’avvocato Casoni – un progetto che era stato studiato ma che non era stato portato avanti. Crediamo non si possa dire che il politico venga esentato da responsabilità per via di questa presunta sudditanza psicologica. Il politico una volta eletto ha un ruolo esecutivo.
Secondo noi hanno responsabilità i politici così come i funzionari. I politici hanno omesso certi atti – continua Casoni – l’esecutivo non è politico ma è organo dello Stato e non merita l’archiviazione ma un approfondimento di indagine. Se uno vince le elezioni ha un potere decisionale, a maggior ragione se è presidente di Regione o assessore. Se non agisce commette una omissione. Su questo punto la Procura si contraddice».
Questo il primo aspetto. Il secondo «è la questione del mancato intervento degli elicotteri dell’Aeronautica – spiega Casoni – la Procura dice che erano stati interpellati gli elicotteristi della Guardia Costiera di Pescara, che hanno detto di non poter intervenire a quella altitudine e in quelle condizioni. Ma loro pensano solo al dopo valanga. Noi abbiamo spiegato che c’è anche un prima della valanga, se l’intervento fosse stato anticipato, a fronte delle richieste che provenivano dall’hotel, coinvolgendo gli elicotteri dell’Aeronautica Militare che sono predisposti al volo anche in mezzo alle tempeste. Le persone all’albergo erano disperate, in crisi di stress e panico, c’erano state scosse di terremoto. Quando ci sono queste situazioni devi intervenire con sistemi speciali come sono i mezzi dell’Aeronautica. Ci sono stati funzionari che hanno spiegato che in quei casi tutti sono chiamati a collaborare. L’intervento era da fare prima della valanga visto che c’erano persone bloccate in un hotel irraggiungibile con mezzi normali, in crisi di panico e con le scosse di terremoto che c’erano state. È mancato, da parte dei funzionari di Prefettura o Governo regionale, il comando verso determinate strutture di Protezione Civile perché si raccordassero per fare intervenire anche i militari – conclude Casoni – va indagato per scoprire chi doveva chiamare per avere quei soccorsi».
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