Manco a farlo apposta. Esce l’ordinanza del sindaco Guido Castelli sul (delicato) tema e, a distanza di poche ore, la carcassa di un cinghiale viene rinvenuta lungo i binari ferroviari, all’altezza della fermata di San Filippo e Giacomo, lungo la Piceno Aprutina. Probabile che l’animale selvatico sia stato colpito di striscio dal treno, che lì non procede a grandi velocità, meno probabile che sia stato investito da un’auto e poi sia finito per soccombere proprio nei pressi dei binari.
Il ritrovamento è avvenuto nella mattinata di sabato 22 dicembre. Solo il giorno prima Castelli aveva diffuso il documento in cui si attestava che gli stessi animali «vengono avvistati con sempre maggiore frequenza anche nel territorio urbano. Oltre agli avvistamenti sono pervenute segnalazioni di numerosi danni prodotti dagli stessi cinghiali sia a cose che a fondi agricoli e che inoltre la presenza di detti animali, in particolar modo nelle ore serali e notturne, è fonte di pericolo, nello specifico, per la sicurezza stradale e, in generale, per la sicurezza pubblica e provoca inoltre situazioni di tensioni sociali». Non solo, nell’ordinanza si rileva come «il proliferare eccessivo degli stessi cinghiali può comportare il diffondersi di specifiche malattie infettive o diffuse in quanto la loro proliferazione non è controllata ed è sempre più frequente il loro avvicinamento ai luoghi abitati o alle attività economiche/artigianali e il contatto con l’uomo».
Dunque, in sostanza, il documento autorizza sino al 15 gennaio 2019, e comunque sino all’emanazione di nuove direttive regionali in materia, la cattura e/o l’abbattimento di cinghiali selvatici allo stato brado che siano potenzialmente pericolosi; il tutto all’interno delle zone centrali e periferiche del Comune ma anche nelle aree protette. Ad essere incaricati di tal compito, la Municipale, che potrà avvalersi degli agenti di Polizia urbana purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio nonché delle guardie venatorie della Provincia, dei Carabinieri Forestali e dei proprietari o conduttori di fondi (purché anch’essi muniti di licenza),
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