Controlli Anac sulle Sae, critiche per la gestione dei fondi europei e la crisi Astaldi che ha fatto fermare i lavori della Pedemontana. E’ un febbraio di fuoco per la Regione. Il presidente Luca Ceriscioli ribatte punto punto ai casi che stanno investendo Palazzo Raffaello, direttamente o meno.
«In un’attività emergenziale, fatta nel contesto che conosciamo, aver avuto questi risultati, restituisce un quadro rassicurante: mi aspettavo ci fossero più casi di quelli emersi. È facile dietro una scrivania giudicare, più complicato quando sei in mezzo ai problemi e alle necessità di operare». Ceriscioli interviene a stretto giro sui risultati dell’indagine svolta dall’Autorità nazionale anticorruzione – attraverso il Nucleo Speciale Anticorruzione della Guardia di Finanza – che ha riscontrato, a luglio 2018, la mancanza di dovuti accertamenti sulla certificazione antimafia per 11 subappaltatori, mettendo anche in evidenza irregolarità tributarie da parte di un’azienda coinvolta in un subappalto di lavori per il Consorzio Arcale dal valore di 892.700 euro.
«Nessuna ditta era stata segnalata come priva delle necessarie certificazioni antimafia – ci tiene a sottolineare Ceriscioli – così come i controlli sui subappaltatori, che complessivamente sono stati quasi duemila hanno fatto emergere che solo una ditta non fosse in regola. Ha dichiarato, sotto la sua responsabilità, quindi dichiarando il falso, di essere a posto con tutti gli aspetti contributivi e invece aveva un debito con Equitalia. Su un monte di duemila imprese che hanno lavorato in subappalto, il fatto che ce ne sia stata una che ha dichiarato il falso, ovviamente non va bene e verrà perseguita, ma non dà un quadro di per sé preoccupante».
Nel difendere l’operato della Regione nella gestione di una situazione emergenziale, il governatore ha ricordato che «un certificato antimafia richiede normalmente almeno 45 giorni di attesa, che il più delle volte si concludono con un silenzio assenso: la messa in sicurezza di una chiesa la facciamo dopo 45 giorni, in attesa del certificato antimafia della ditta che sta operando? – domanda retorica a cui fa seguito la rassicurazione – Sono per i controlli, vanno fatti e giustamente sono stati fatti, ma sono anche per per gestire l’emergenza, che ha tempi diversi e deve avere regole sue. In una situazione ordinaria, prima fai i controlli e poi fai operare la ditta, in una situazione straordinaria, prima fai operare la ditta, ma poi i controlli li fai e se qualcosa non va, si sanziona. In gran parte del mondo si lavora con le autocertificazioni». Ceriscioli spezza poi una lancia a favore degli uffici regionali che hanno gestito la partita: «bisogna avere anche comprensione, non abbiamo avuto neanche una persona in più per seguire le carte. Quelli che avevamo, erano tutti dipendenti della Regione: hanno gestito un’emergenza di queste proporzioni con un impegno straordinario. Forse non siamo credibili noi politici e amministratori – conclude – ma non siamo riusciti in nessun modo a far capire fino in fondo la dimensione del sisma in questa regione».
Oggi anche Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile, ha parlato di necessità di «modificare il codice degli appalti inserendo una norma che consenta di avere, in caso di emergenza, una “white list” di imprese appaltatrici e subappaltatrici verificate preventivamente. Anche dal punto di vista della certificazione antimafia. Non possiamo aver finito le Sae da un anno e ancora si attendono le risposte sui controlli antimafia». Borrelli ha già parlato con il premier Giuseppe Conte e con il presidente Anac, Raffaele Cantone.
C’è poi la questione dei fondi europei per il sisma, la cui gestione è stata aspramente criticata dai comitati dei terremotati. Ma anche dal presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, che ha espresso perplessità sulle destinazioni, seppure «legittime». Ieri la deputata del M5S Patrizia Terzoni aveva accusato la Regione di aver utilizzato i fondi come un bancomat per destinarli ad aree fuori cratere. Ceriscioli non ribatte direttamente sui fondi ma si limita a commentare le perplessità della deputata sull’iter che ha portato al Patto per lo sviluppo e la ricostruzione, un cappello che comprende decine di progetti concordati con Istao. «Chi ha partecipato alla costruzione del progetto rappresenta oltre 900.000 persone – ribatte Ceriscioli – se guardiamo ai numeri: sono 400mila gli iscritti ai sindacati, 45mila gli studenti, 135.000 gli iscritti alle associazioni di categoria, 350.000 soci della cooperazione. Hanno partecipato inoltre le province, le diocesi delle Marche, il parco dei Sibillini. Infine tutti i sindaci della regione sono stati intervistati uno per uno. Tutto questo a dimostrazione che il Patto per lo sviluppo non ha escluso nessuno anzi è il frutto di un lavoro preparatorio, una sottoscrizione e una condivisione ampia da parte di tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno lavorato durante il terremoto e nelle prime fasi della ricostruzione, per la crescita della comunità marchigiana. Il risultato è il grande patrimonio di progetti che potremo realizzare con una strategia virtuosa di investimenti e per questo chiediamo l’impegno anche dell’onorevole Terzoni e del Governo».
Sempre a Terzoni si rivolge Ceriscioli su un altro tema dolente del territorio: la crisi Astaldi che ha messo in stop il cantiere della Pedemontana. Ceriscioli chiede al governo di tutelare i lavoratori e una soluzione per la ripartenza del cantiere: «Difendere le imprese del territorio è un impegno importante per tutti. Non c’entra con i tempi di ripresa del cantiere la richiesta di provvedere quanto prima al pagamento delle imprese creditrici – spiega il governatore – ammonta a 40 milioni l’importo dei lavori fatti dalle ditte subappaltatrici non ancora pagato dalla Astaldi. Su questo noi abbiamo chiesto un impegno al governo e crediamo che l’onorevole dei Cinque Stelle Terzoni debba fare la stessa cosa. E’ una questione di giustizia tutelare i posti di lavoro ed auspichiamo che si possa trovare, con l’impegno di tutti, una soluzione. Sono convinto oltretutto che risolvere il pagamento alle ditte costituirebbe una accelerazione per la ripartenza dei cantieri».
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