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Strage in discoteca, il perito:
«Irregolarità multiple, dalle uscite
di sicurezza alla rampa esterna»

ANCONA - Sono le conclusioni degli accertamenti svolti dal colonnello dei carabinieri Mangione sugli aspetti legati alle norme di sicurezza della Lanterna Azzurra, teatro della morte di sei persone. Sono tante le difformità ravvisate: l'illuminazione ordinaria d'emergenza, il pessimo stato conservativo delle balaustre dell'uscita numero 3, le altezze di due porte d'uscita, ostacoli al corretto deflusso del pubblico
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La rampa esterna del locale

 

di Federica Serfilippi

Due porte d’uscita con altezze non conformi alla norma. La rampa dove sono crollati i parapetti con una pendenza superiore all’8% rispetto a quanto consentito e priva del previsto pianerottolo. La mancanza sugli scalini, peraltro con superficie sdrucciolevole, di un corrimano. Le balaustre in un pessimo stato conservativo. L’illuminazione ordinaria lungo le vie d’esodo della sala principale non sufficienti. Sono queste le irregolarità che lo scorso 8 dicembre hanno trasformato la Lanterna Azzurra in una trappola mortale dove hanno perso la vita sei persone mentre cercavano una via di fuga in mezzo alla calca creatasi dopo il presunto spruzzo di uno spray al peperoncino. Quella via di fuga (l’uscita numero 3) che, secondo il perito scelto dalla procura (il colonnello dei carabinieri Marcello Mangione), non era a norma come tanti altri aspetti riguardanti il tema della sicurezza all’interno del locale. Stando alla relazione depositata in procura lo scorso lunedì, le lacune sarebbero evidenti soprattutto attorno alla sala principale, dove era atteso il trapper Sfera Ebbasta.

Il momento in cui ha ceduto la balaustra fuori dalla discoteca

Ad esempio, le altezze di due delle quattro uscite risultano essere inferiori a 2 metri come previsto dalla norma. Una in particolare non rientra neanche nei limiti di tollerabilità, essendo pari a 187 centimetri. La rampa dell’uscita numero 3, quella del crollo delle balaustre, non ha il previsto pianerottolo necessario al collegamento con la scala di esodo. Inoltre, ha una pendenza del 20%, superiore al limite massimo del 12% consentito. Le balaustre, al momento del crollo, versavano in condizioni pessime, tanto da non essere idonee a sopperire le spinte da affollamento. C’è anche una difformità di natura geometrica, perché la loro altezza era pari a 87 centimetri. Dovevano misurarne almeno 13 in più.  Nella sala principale non c’è neanche una cartellonistica indicante il punto di raccolta sicuro, come poteva essere il parcheggio o il cortile, raggiungibile dalle tre uscite. Una di queste, tra l’altro, è stata trovata dal perito ostruita dalla presenza di alcuni divanetti. E ancora, i due locali destinati al guardaroba ostacolavano il defluire corretto del pubblico. Per quanto riguarda la sala 2, meno capiente rispetto alla principale, le difformità maggiori riguardano la mancanza di un pulsante antincendio, il funzionamento di una sola luce di segnalazione rispetto alle sei previste, e le porte di uscita in una posizione tale da rendere difficoltoso l’esodo. Infine, i documenti legati agli aspetti gestionali del piano di emergenza ed evacuazione non sono stati trovati aggiornati. Se nella sala 1 e 3 (non adibita  a musica la sera della tragedia) sono state trovate planimetrie di evacuazione insufficienti, nella 2 mancano proprio. Sotto l’aspetto dei fumi coreografici, del sistema di refrigerazione e di ventilazione (accertamenti eseguiti dall’ingegner Di Perna) non sono state invece ravvisate particolari criticità. Alla luce delle valutazioni del colonnello Mangione è possibile che ora la procura allarghi il raggio dell’inchiesta, aggiungendo i nomi di chi ha rilasciato le autorizzazioni per l’apertura del locale nonostante le varie difformità ravvisate durante i sopralluoghi tecnici. Per ora, gli indagati sono dieci, tra cui un minorenne di Senigallia ritenuto l’utilizzatore dello spray urticante che ha scatenato il caos.


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