di Franco De Marco
Salvate la Chiesa di Sant’Angelo Magno, chiusa dopo il terremoto, gioiello architettonico tra i più importanti di Ascoli, delle Marche e anche d’Italia. L’accorato appello viene dal Fai che, molto soddisfatto dei 4.724 voti di preferenza, 91mo posto nella classifica nazionale, ottenuti dalla chiesa ascolana nel sondaggio nazionale de “I luoghi del cuore”, invita di nuovo il Comune a inserire il monumento tra quelli da recuperare attraverso i fondi del terremoto.
Alessandra Stipa, presidente regionale, con accanto Vittoria Minola e Maurizio Cacciatori, altri esponenti molto attivi della sezione ascolana del Fondo, l’ex caposestiere della Piazzarola Amedeo Lanciotti e il console dello stesso Luigi Morganti, analizzando lo stato dell’arte constata: «Ad oggi non c’è un progetto di recupero. So che il sindaco Guido Castelli si sta interessando al caso ma, ripeto, ancora non esiste un progetto». «Noi sollecitiamo l’Arengo -continua Alessandra Stipa- a far sì che la Chiesa di Sant’Angelo Magno venga inserita nell’elenco dei monumenti danneggiati dal sisma. L’intervento di recupero è stato valutato in 1 milione e 200.000 euro mentre per il restauro di tutto il complesso monumentale è stata fatta una valutazione di 18 milioni».
Il sindaco Castelli, di recente, aveva incontrato il commissario per la ricostruzione Piero Farabollini chiedendo di allargare l’intervento di recupero anche alle chiese non di proprietà delle Diocesi. Infatti Sant’Angelo Magno è di proprietà del Comune e questo, secondo il primo cittadino, avrebbe penalizzato il monumento ascolano. Il primo cittadino, dopo quell’incontro, ha annunciato di aver chiesto alla Regione 1.200.000 euro per la Chiesa e 18 milioni per tutto il complesso. Secondo il Fai però questa distinzione tra proprietà religiosa e laica non esisterebbe. L’analisi della Stipa, che non fa polemica ma la si può dedurre, è tra cuore e pragmatismo. «Il nostro compito, come Fai, – sottolinea- è quello di sensibilizzare tutti sulla necessità di salvaguardare un bene architettonico-artistico. Ci ha fatto molto piacere l’interesse suscitato attraverso il voto per “I luoghi del cuore”. C’è stata la dimostrazione di quanto questo monumento sia tenuto in considerazione. Noi raccogliamo le istanze dei cittadini e le istituzioni hanno il dovere di tenerne conto. Il nostro compito è quello di sollecitare le istituzioni ad intervenire affinché non si disperda un monumento tanto importante».
Il fatto grave, più del terremoto che ha danneggiato soprattutto il campanile e il tetto, risiede nell’incuria che sta provocando un peggioramento della situazione. La pioggia può fare danni gravissimi agli affreschi. Purtroppo le infiltrazioni d’acqua sono continue. Ecco perché il Fai rilancia l’urgenza di un intervento. Più si aspetta più il costo aumenta più il danno si amplia. Questa chiesa è un vero libro di storia perché testimonia stratificazioni che vanno dal romanico al medievale al barocco. Custodisce dipinti di Giuseppe Ghezzi, Carlo Maratti, Tommaso Nardini, Giacinto Brandi e altri importanti pittori. Ma la chicca, un tesoro inestimabile, riguarda il sottotetto del presbiterio dove ci sono gli affreschi, del 1100, raffiguranti otto maestose figure di profeti. E’ uno degli esempi più antichi della pittura ascolana medievale. Fa notare il professor Luigi Morganti, che ringrazia il Fai per l’opera di sensibilizzazione: «In Italia ci sono pochi cicli pittorici come questo. La chiesa è uno scrigno d’arte. Merita assolutamente di essere salvata. Sono necessari immediati interventi conservativi». E sottolinea come il quartiere della Piazzarola, «che ormai è quasi disabitato», si identifichi in Sant’Angelo Magno.
A far raggiungere un così alto numero di voti alla chiesa come “Luogo del Cuore” del Fai sono stati anche gruppi organizzati, comitati cittadini, che confermano così quanto la città sia legata a questo monumento. «Il sestiere – fa notare Amedeo Lanciotti – si è molto attivato. Abbiamo subito investito il presidente della Quintana Massimo Massetti che ha messo in moto anche tutti gli altri». Così come hanno molto contribuito l’Isc Borgo Solestà-Cantalamessa e l’Isc Luciani Santi Filippo e Giacomo.
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