di Bruno Ferretti
Il miglior piazzamento dell’Ascoli, nei 16 campionati di Serie A disputati, risale al 1979-1980 quando, guidato dal compianto G.B. Fabbri, si classificò al 4° posto alle spalle di Inter, Juventus e Torino con 34 punti in 30 partite (campionato a 16 squadre e 2 punti per la vittoria). Con il regolamento attuale il quarto posto in A garantisce la Champions, mentre nel 1980 la terza classificata andava in Coppa Uefa e la vincente della Coppa Italia accedeva alla Coppa delle Coppe, seconda competizione in ordine di importanza dopo la Coppa dei Campioni (attuale Champions). L’Ascoli, nello spareggio, per ovvie ragioni tifava Torino (terzo classificato) che, vincendo la Coppa Italia, avrebbe acquisito il diritto di disputare la Coppa delle Coppe liberando così il posto in Coppa Uefa all’Ascoli.
La squadra di Fabbri era avanzata dal 5° al 4° posto grazie alla retrocessione del Milan all’ultimo posto per il coinvolgimento di alcuni suoi tesserati nello scandalo del calcio-scommesse. La finale Roma-Torino all’Olimpico finì pari, come pari si chiusero i tempi supplementari. Verdetto, dunque, affidato ai rigori. Parità anche dal dischetto, e allora rigori a oltranza. Il Torino era avanti di un gol, e l’Ascoli era pronto a esultare ma, sul più bello, due errori consecutivi (fuori il tiro di Graziani, parato da Tancredi quello di Zaccarelli) consegnarono alla Roma sia la Coppa Italia 1979-1980 che la qualificazione alla Coppa delle Coppe. All’Ascoli, che aveva sfiorato il sogno europeo, rimase un pugno di mosche in mano. La grande opportunità si trasformò in una beffa atroce.
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